16 Nov Le droghe che ci rendono più intelligenti
Nel 2011 è arrivato nelle sale cinematografiche il film Limitless, ispirato al romanzo The Dark Fields di Alan Glynn. Il film racconta la storia di uno scrittore, Eddie Morra, in un periodo buio della sua vita, è in crisi di creatività e completamente bloccato nella scrittura del suo libro, inoltre la sua fidanzata lo ha appena lasciato. Da un incontro con l’ex-cognato nasce la conoscenza di questo nuovo farmaco sperimentale chiamato NZT48, il quale sarebbe capace di sbloccare completamente la mente umana e liberarla sfruttandone al 100% le potenzialità. Eddie ne prende una pillola e in pochi minuti capisce che questa sostanza gli cambierà la vita, nel periodo successivo ne farà uso in continuazione e questo gli permetterà di diventare in brevissimo tempo un genio dell’economia e un uomo brillante e di successo in ogni campo della vita.
Limitless ha ottenuto una certa popolarità per il tema trattato, tanto che nel 2015 la CBS ha deciso di produrre un sequel/serie per la tv, che però non ha replicato il successo della pellicola originale.
Il film, ovviamente ispirato a una storia di fantasia, è arrivato proprio in un momento storico in cui si stava iniziando a diffondere l’uso sociale di sostanze in grado di migliorare le performance cognitive delle persone, fenomeno che si è verificato prima negli USA e successivamente anche in Europa.
Smart drugs e designer drugs
Queste sostanze vengono chiamate Smart Drugs, ma il termine può generare alcune ambiguità. La prima è legata al fatto che il termine è stato coniato negli Stati Uniti, dove con la parola “drugs” si intendono sia i farmaci legali che le droghe illegali. La seconda ambiguità è legata al rapporto tra Smart Drugs e Designer Drugs, termini che vengono spesso usati come intercambiabili, mentre le cosiddette Designer Drugs in realtà rappresentano un’ulteriore categoria di sostanze, cioè le numerose varianti chimiche di sostanze stupefacenti illegali le cui molecole subiscono un’alterazione della formula per sfuggire alle maglie della legge, che non riesce ad aggiornarsi con la stessa velocità con cui progredisce il narcotraffico.
In effetti parlando di Smart Drugs si entra in un’area grigia composta per la maggior parte di farmaci regolarmente prodotti e commerciati dalle maggiori case farmaceutiche, ma non necessariamente venduti in tutti i paesi, oppure prescritti solo in casi di determinate patologie (ad es. la malattia di Parkinson) o acquistabili solo su prescrizione del medico curante, per cui non sempre risultano di facile reperimento per chi ne vuole farne un uso ricreativo o vuole usarli per incrementare le proprie prestazioni cognitive, di conseguenza si è sviluppato un florido mercato su internet ai limiti della legalità all’interno del quale si possono acquistare con facilità queste sostanze da negozi on-line con sedi in paesi che hanno delle leggi meno restrittive per quanto riguarda la vendita dei farmaci. Frequentando i numerosi forum che parlano di queste sostanze si trovano facilmente gli indirizzi internet dei negozi on-line più forniti con i clienti che si scambiano opinioni sulle esperienze di acquisto, di utilizzo e sulla qualità dei prodotti.
Gli effetti dei nootropi
Il nome chimico di queste sostanze è nootropi, dal greco noos = mente e tropein = sorvegliare.
Il prodotto più conosciuto e utilizzato nel campo dei nootropi è il Modafinil, commercializzato con il nome di Provigil o Modalert come farmaco per la cura della narcolessia, ma usato anche off-label per curare ADHD, depressione, malattia di Parkinson, astinenza da cocaina, schizofrenia e disturbi dell’affaticamento. Il Modafinil sopprime il bisogno del sonno nel narcolettico mentre nella persona non affetta da narcolessia funziona come potenziatore dell’attività cerebrale. In uno studio pubblicato nel marzo 2017 sulla rivista scientifica European Neuropsychopharmacology 39 persone sono state sottoposte ad uno studio in cui venivano analizzate le loro performances in una serie di partite di scacchi contro il computer e batterie di test psicologici. Le persone venivano divise in sottogruppi a cui venivano somministrate sostanze diverse, tra cui Modafinil e Metilfenidato. Proprio queste due sostanze si sono rivelate efficaci nel potenziare le prestazioni dei soggetti che ne avevano fatto uso, confermando di fatto la loro funzione di potenziatori cognitivi in soggetti sani.
Alla stessa categoria del Modafinil appartengono i suoi parenti stretti Adrafinil e Armodafinil, di cui si segnalano anche usi come agenti dopanti nelle pratiche sportive, mentre metilfenidato (venduto con il nome di Ritalin) e Adderall (anfetamina + destroanfetamina) appartengono ad un’altra categoria di farmaci nootropi. Il loro uso principale, infatti, è quello nel trattamento del deficit di attenzione e iperattività (ADHD), anche se entrambi vengono utilizzati anche per il trattamento della narcolessia, come il Modafinil. Si tratta di farmaci ben conosciuti da molti studenti dei college americani che li utilizzano nella fase di studio intenso prima di un esame, mentre in Italia già dagli anni 80 si faceva un uso simile della fendimetrazina (venduta in farmacia come Plegine e comunemente chiamata “Play”, stimolante del sistema nervoso centrale la cui struttura molecolare comprende quella della metanfetamina), poi messa al bando dalla legge italiana nel 2011. Nel 2008 il forum della rivista scientifica Nature ha effettuato un sondaggio tra oltre 1400 scienziati di diversi paesi riportando, tra le altre cose, che circa il 20% degli scienziati coinvolti ha dichiarato di utilizzare il metilfenidato per potenziare le proprie prestazioni cognitive. Tra i più giovani, invece, si segnalano più frequentemente casi di abuso di queste sostanze in cui le pastiglie vengono polverizzate e sniffate per ottenere un picco maggiore in un periodo di tempo più breve, con un effetto paragonabile a quello della cocaina, anche se più blando.
Altra classe di nootropi sono i Racetam (Piracetam, Oxiracetam, Aniracetam, ecc.), noti per migliorare le capacità di apprendimento, stimolare la creatività, migliorare l’umore, l’acutezza verbale e l’autostima, abbassare i livelli di stress. Si tratta di una classe di sostanze nate come farmaci per contenere il decadimento intellettivo nei malati di Alzheimer, ma se usate da soggetti sani anche queste funzionano come potenziatori cerebrali.
Appartengono ai nootropi anche la Tianeptina, un antidepressivo/ansiolitico che si è dimostrato tra i più efficaci e con i minori effetti collaterali ma non venduto in Italia, la Citicolina, un farmaco usato nella cura del morbo di Parkinson e dell’arteriosclerosi, oltre a molti altri farmaci attualmente sul mercato farmaceutico mondiale.
Impatto dei nootropi sulla vita personale e sociale
È sicuramente interessante notare che in passato la vita di molte di queste sostanze si è svolta con una parabola di questo tipo: nascono dalla ricerca scientifica in ambito farmaceutico, vengono poi testate e messe sul mercato per il trattamento di determinate patologie, in seguito inizia a diffondersi un uso sociale ricreativo o comunque molto diverso da quello per cui le sostanze sono state progettate, successivamente a seguito di studi longitudinali acquistano maggiore rilevanza i rischi e gli effetti collaterali legati ai casi di abuso della sostanza, di conseguenza queste sostanze vengono tolte dal mercato e diventano di fatto illegali in molti paesi, restando comunque reperibili attraverso diversi canali più o meno leciti. È stato così, ad esempio, per l’anfetamina e i suoi derivati, come anche per l’ecstasy (MDMA) e i suoi derivati, possiamo quindi chiederci quante di queste nuove sostanze saranno ancora presenti nel mercato farmaceutico tra dieci o venti anni o come saranno i loro farmaci eredi.
Socialmente, infatti, queste molecole rispondono ad un bisogno specifico, quello di migliorare le proprie prestazioni, e per questo motivo il loro utilizzo si è propagato come è già successo per le sostanze dopanti nel campo della performance fisica/sportiva o per i farmaci deputati al miglioramento della prestazione sessuale, sempre più utilizzati anche da chi in realtà non ne avrebbe bisogno dal punto di vista fisiologico. Il loro uso quindi può diventare non più correttivo di una carenza o patologia in un soggetto in difficoltà o malato, ma potenziatore di una persona che, di fatto, è da considerarsi sana. Allo stesso tempo il loro utilizzo è discreto e invisibile, quindi non è possibile discriminare chi ne fa uso, rendendo queste sostanze anche maggiormente appetibili agli occhi di molti soggetti.
È difficile immaginare uno scenario futuro per la diffusione di queste sostanze. Si tratta di prodotti ormai presenti sul mercato legale in ampia scala, il loro utilizzo è soggetto a restrizioni, ma attraverso le molteplici possibilità offerte dalla rete oggi non è difficile procurarsi dei nootropi. Probabilmente per un certo arco di tempo il loro utilizzo a scopi non terapeutici continuerà a diffondersi nelle società più avanzate e potrebbe anche sovrapporsi o sostituirsi all’uso degli stimolanti storicamente più diffusi nell’ultimo secolo, come la cocaina. Se negli anni a venire gli studi a lungo termine su chi abusa di queste sostanze portassero ad evidenziare nuovi rischi (dipendenza o altri effetti collaterali) alcune di esse potrebbero essere bandite in alcuni stati, creando probabilmente un mercato nero parallelo.
Ma la questione più importante potrebbe essere di tipo etico: se lo sviluppo di queste sostanze portasse veramente a individuare nuove molecole in grado di farci diventare super-performanti dal punto di vista cognitivo e più intelligenti sarebbe discriminato chi ne fa uso da chi non ne fa uso? Nello sport un atleta che risulta positivo ai test anti-doping viene squalificato ma nel mondo del lavoro, ad esempio, cosa succederebbe? Un lavoratore che ottenesse risultati migliori grazie all’aiuto di una sostanza sarebbe licenziato se venisse scoperto? Oppure sarebbe promosso?
Gli interrogativi sono tanti e forse siamo solo all’inizio di una nuova storia farmacologica e socio-psicologica che verrà scritta nei prossimi anni.